Manca la valutazione del rischio, il somministrato va assunto

Il lavoratore somministrato deve beneficiare, in materia di salute e sicurezza, dello stesso livello di protezione di cui beneficiano gli altri lavoratori dell’impresa utilizzatrice: lo ha stabilito il Tribunale di Bergamo, a cui aveva fatto ricorso un lavoratore assistito da Nidil CGIL Bergamo e dall’avvocato Andrea Sterli. Il Tribunale, vista la mancanza di un documento di valutazione sui rischi specifici dei lavoratori somministrati, ha infatti riconosciuto l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato e condannato l’azienda all’assunzione e al pagamento di un’indennità.

Il tribunale ha tenuto conto della particolare fragilità del lavoratore somministrato

“Il tribunale – commenta l’avvocato Sterli – ha tenuto conto della particolare fragilità del lavoratore somministrato, inserito, spesso per periodi di tempo brevi e frammentari, in un’organizzazione imprenditoriale allo stesso estranea sotto tutti i profili (luoghi di lavoro, personale, macchinari, procedure produttive, ecc..). Muovendo da queste premesse, il giudice bergamasco ha ritenuto che, al fine di garantire ai lavoratori somministrati lo stesso livello di protezione di cui beneficiano i dipendenti diretti dell’utilizzatore, gli obblighi di informazione, formazione e valutazione dei rischi non possano ridursi a una mera formalità, bensì debbano tenere adeguatamente conto delle esigenze di integrazione del lavoratore somministrato nel livello di tutela della salute e sicurezza generale dell’impresa”.

Esigere che le aziende utilizzatrici e le agenzie per il lavoro tutelino le condizioni di salute e sicurezza dei questi lavoratori è tanto più importante per il fatto che il lavoratore in somministrazione è spesso consapevole della debolezza della propria posizione e viene posto di fronte al dilemma di segnalare eventuali violazioni o evitare qualsiasi situazione che possa pregiudicare la sua continuità lavorativa.

“Siamo particolarmente soddisfatti per questa sentenza perché – oltre a garantire la ripresa lavorativa alle dirette dipendenze della società – va nella direzione che su cui a lungo abbiamo lavorato in collaborazione con ATS e associazioni datoriali bergamasche – aggiunge la segretaria di Nidil CGIL Bergamo Paola Redondi – Esigere che le aziende utilizzatrici e le agenzie per il lavoro tutelino le condizioni di salute e sicurezza dei questi lavoratori è tanto più importante per il fatto che il lavoratore in somministrazione è spesso consapevole della debolezza della propria posizione e viene posto di fronte al dilemma di segnalare eventuali violazioni o evitare qualsiasi situazione che possa pregiudicare la sua continuità lavorativa. Il pronunciamento del Tribunale di Bergamo dimostra che tutela della sicurezza e continuità lavorativa sono compatibili e ci auguriamo che possa motivare le agenzie per il lavoro ad assumere consapevolezza del proprio ruolo di garanzia della sicurezza dei lavoratori. Il contratto nazionale di settore li individua infatti come soggetto a cui i lavoratori devono rivolgersi per segnalare eventuali violazioni e richiederne la rimozione. Alle agenzie spetta quindi il compito di relazionarsi con l’impresa utilizzatrice e fare in modo che i diritti dei lavoratori siano rispettati. Si tratta di un sistema che presuppone non solo una piena consapevolezza da parte dei lavoratori degli strumenti in loro possesso per esigere la tutela della loro salute, ma anche un comportamento responsabile dell’intero sistema della somministrazione”.